La cocaina specchio della nostra Italia contemporanea. La cocaina metafora della società. La cocaina fonte di guadagno per chi non si fa scrupoli di nessun tipo. La cocaina droga che un tempo fu dei ricchi e che, oggi, viene sniffata anche in ambienti proletari. C’è un po’ tutto questo in Cocaina (Einaudi) che raccoglie tre bellissimi racconti firmati da tre grandi scrittore: Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo.
Cocaina è, prima di tutto, un libro vero. Perché racconta un fenomeno – la moda di sniffare – che i giornali hanno descritto, strombazzato e demonizzato per lungo tempo per poi ignorarlo del tutto. E’ così che fanno i giornali. Dopo un po’ si stancano. Non scrivono più anche se il fenomeno è sempre diffuso e pericoloso come quanto avevano cominciato a interessarsene. O forse, come dicono alcuni esperti, la cocaina non fa più notizia da quanto le piantagioni e il traffico sono passate dalle mani dei colombiani (per qualche motivo considerati cattivissimi) a quelle dei messicani (che invece così cattivi non vengono considerati). Chissà…
In seconda battuta Cocaina è un libro che, in tre racconti avvincenti, racconta tre storie di vita, tre spaccati di società. Perché il traffico di droga, l’uso della droga, al pari solo di vicende che parlano di mafia (ma con la droga la mafia – ogni tipo di mafia – ha sempre molto a che fare), è, nella letteratura gialla e noir, lo strumento più potente per scavare nel buio e nel disagio della società, della persona…
Ma che storie troverete in questi tre racconti? Ecco che cosa ci dice la scheda editoriale:
Massimo Carlotto torna a raccontarci il Nordest dei piccoli e grandi intrecci criminali attraverso la lente originale dell’ispettore Campagna, poliziotto ribelle, chiamato a sgominare una banda di trafficanti di cocaina e costretto ad agire sempre piú da solo, se vuole salvare la propria carriera.
Attraverso una serie di incontri e dialoghi in un caffè in riva al mare tra uno scrittore in crisi e una donna carica di mistero, Gianrico Carofiglio compone una storia tragica e avvincente di perdizione e riscatto, che ha in un amore «folle», segnato dalla droga, il suo punto di non ritorno.
Tra narcos messicani, giovani geni della finanza laureati alla Bocconi ma al soldo della ‘ndrangheta, nuovi ricchi e balordi di periferia, poliziotti di strada e finanzieri, Giancarlo De Cataldo ci svela, in questo racconto rocambolesco che ha la misura del romanzo breve, una Milano livida, strangolata da un’economia fondata sulla droga e sull’illegalità.
Ho trovato belli e avvincenti tutti e tre i racconti, forse in crescendo, per intensità, profondità e intreccio, proprio nell’ordine in cui vengono proposti. Carlotto al meglio di sé stesso ma nel tono che gli conosciamo, Carofiglio sempre più capace di andare in profondità dell’animo umano, De Cataldo sorprendente – e amaro, amarissimo – per intreccio e finale.
E’ una lettura che corre via veloce e fa pensare. Una gran bella lettura.